Super Mario 64 E' Un Gioco Da Dieci? 21/01/2011
Questo articolo nasce da una “simpatica” (proprio tra virgolette cari lettori) disputa tra me e il mega capo direttore super galattico Chrono Trigger [Cominciamo Bene Nd Chrono], sulla diversa concezione e valutazione di quello che è per me uno dei giochi, se non il gioco, più bello di tutti i tempi. Di sotto troverete il mio parere, mentre, nella pagina seguente, troverete quello del capo. Buona lettura!
Opinione Di Miyamoto San
Cominciamo da una precisazione: la perfezione non esiste. Voglio parlare della valutazione di un videogioco, sulla scelta, da parte di un recensore, di dare o meno un punteggio pieno ad un titolo. La disputa parte, ci tengo a precisarlo, tra diverse concezioni che abbiamo io e il gran capo. Io sostengo che Super Mario 64 è un gioco da dieci (anche se nessuna rivista all’epoca gli diede tal punteggio), mentre Chrono dice di no. Naturalmente questo articolo spiegherà e penso avvalorerà la mia tesi [Leggiamo, leggiamo Nd Chrono]. Cominciamo dall’inizio, quando in un bel giorno di settembre il capo ed io discutevamo in generale di Mario e degli episodi che costituiscono la sua saga. Come tutti sanno il baffuto idraulico rappresenta non solo un’icona del mondo dei videogiochi ma è la mascotte, se non il simbolo riconosciuto e idolatrato, della grande N. Tralasciando tutte le numerose incarnazioni (da Mario Kart, a Mario Tennis a Mario Golf per arrivare a Super Smash Bros) la vera dimensione di Mario è quella del platform. Con il primo Super Mario Bros facciamo la conoscenza di un mondo tutto nuovo, fatto di funghi e principesse da salvare, e il genere platform (ovvero: saltare da una piattaforma all’altra, per dirla banalmente) si affaccia nel mondo dei videogames. Col successivo Super Mario Bros 2 (conosciuto in Europa come Super Mario Bros: The Lost Levels uscito solo in Giappone e poi ripresentato nella remake-raccolta su SNES col nome di Super Mario All Stars) i livelli, più difficili, sono praticamente simili al primo episodio e il gioco sostanzialmente è immutato. Tralascio volentieri quel titolo insulso che risponde al nome gioco Super Mario Usa (che uscì solo in America e da noi in Europa e che è stato spacciato per il secondo capitolo di Super Mario) che a me decisamente non piace, e mi soffermo per alcuni secondi su Super Mario Bros 3, un gioco epocale per Nes, fatto di livelli innovativi, una mappa enorme, ricco di idee e nemici, con musica e giocabilità potenziata al massimo. Un must per i videogiocatori di tutto il mondo. Le differenze tra il primo Mario e il terzo capitolo sono tante e tali da meritare un articolo a parte, sta di fatto che per il nostro gran capo Super Mario Bros 3 rappresenta un gioco da dieci [Ma perché? Ci sono anche dubbi?]. Io rispetto questa tesi e analizzando il gioco in questione (tenuto conto dell’epoca in cui esso uscì) non faccio fatica a sostenere anch’io la sua opinione. Inoltre - per citare sempre il megacapo che poi tanto capo non è visto che comanda ma non paga - : “Super Mario Bros 3 è un gioco da dieci perché emoziona”. Beh se dovessimo seguire la sua tesi ogni gioco che emoziona o che ci emoziona (facendo leva quindi sui nostri sentimenti) dovrebbe meritarsi dieci, ma un recensore dovrebbe prescindere da queste cose [Ehm, tengo a precisare che non ho detto solo questo, che poi, tra l’altro, non era riferito a Super Mario Bros 3 caro Miyamoto San, bensì ad un altro titolo, inoltre spiegai anche il perché, ma andiamo avanti Nd Chrono]. Ma la polemica che scaturisce questo mio sentito articolo nasce dal fatto che Super Mario 64, secondo l’opinione del gran capo, non è un gioco da dieci. Vorrei allora scrivere la mia su questo punto e spiegare perché io invece penso che esso sia, eccome, un gioco da dieci. Partiamo dal presupposto che Super Mario 64 non è tecnicamente perfetto e all’epoca nonostante la cura che Nintendo mette nei suoi giochi si poteva notare qualche textura imprecisa o difetto grafico (tipo il solito “effetto nebbia” che caratterizzava tanti titoli Nintendo 64). Qualcuno allora potrà obiettare giustamente “se non era perfetto graficamente come può meritarsi dieci?”. Decisamente giusta come domanda ma non è questo il punto. Sappiamo bene che lo standard è praticamente inesistente nel mondo dei videogames, ma tutto è in costante evoluzione. Il titolo più avanzato, tra poco più di un mese o un massimo di sei, sarà soppiantato da un altro titolo che sicuramente rivaluterà i parametri tecnici, non solo superandoli, ma anche dettandone di suoi. Quindi a mio avviso non si giudica la perfezione soltanto dall’apparato grafico, o meglio, esso deve far parte di un insieme più complesso di cose affinché poi il gioco raggiunga effettivamente il tanto agognato dieci [Logico! Soltanto un pirla potrebbe affermare che un gioco è da dieci dato che ha un comparto grafico sublime, mentre, invece, non è così Nd Chrono]. Stabiliamo allora che di un gioco si valutano quattro componenti: il primo, la grafica, che sappiamo mutabile e che comunque deve essere per forza di cose all’avanguardia per meritare alti punteggi; poi c’è il seconda componente, ovvero la giocabilità; il terzo componente è il sonoro; infine il quarto, la longevità. Tutti parametri che ben conosciamo. Ora prima di aggiungere il nuovo parametro coniato dal nostro capo (potremmo definirlo “effetto videogiocatore”, come tra l’altro già nelle nostre recensioni appare, ma che voglio per questo articolo chiamare “effetto emotivo o fattore e”) voglio dire che per quanto riguarda il sonoro, un gioco da dieci deve avere musiche all’altezza, che si distinguano da quelle di altri titoli e che siano una giusta miscela di emozione e semplicità, per non parlare degli effetti sonori che devono essere di notevole livello. La giocabilità per forza di cose deve essere quanto di più immediato e facile da gestire, mai ostrica ma neanche banale, i comandi devono essere fluidi e innovativi; e infine la longevità, ovvero la durata del videogioco, sempre alta, deve invogliare nei giocatori il desiderio di rigiocarci. Diciamo che da sempre, almeno secondo me, i titoli che richiamano a gran voce la longevità sono quelli multiplayer (mi riferisco ai giochi sportivi) che allungano e di molto la voglia di giocare. In un titolo come Super Mario (qualsiasi episodio della saga) diciamo che una volta salvata quella sciacquetta di Peach non resta altro che imbalsamare la cartuccia in qualche scatolone e rispolverarlo per halloween o natale.
Ma allora, cari amici, veniamo a noi: Super Mario 64 è un gioco da dieci? La grafica di alto livello, le musiche epiche e ridondanti, fatte di motivetti allegri e gioiosi, la giocabilità che inaugurò uno standard allora per console (il famoso stick analogico) che faceva fare a Mario i salti più impensabili, per non dire della grande longevità sostenuta dalla difficoltà di completare il gioco prendendo tutte le famigerate centoventi stelle, ancora non basta per far sì che esso sia un gioco da dieci? Ci vuole di più? Ricordiamo l’epoca, cari amici di Dream Roms, e pensate a quel lontano 1996 quando, abituati alla seconda dimensione, venimmo catapultati, grazie ad un solo gioco, nel magico mondo del 3D. Infatti Super Mario 64 fu il primo titolo per console a usufruire di una quasi totale libertà di movimento, per non dire che fu il primo platform che inaugurò questa fortunata serie di videogiochi che sfruttavano la allora nuova dimensione. Per noi ragazzi, vedere Mario eseguire capriole a trecentosessanta gradi, destreggiarsi in salti epici e altro ancora fu una tale meraviglia che risulta ancora oggi secondo me imbattuto come innovazione per console (forse pari all’avvento del Nintendo Wii); vagare per mondi tridimensionali che sotituirono e affossarono (almeno per qualche anno) le due dimensioni fu qualcosa di decisamente nuovo! E se questo non basta per far sì che questo gioco non meriti il dieci non so a che cosa appellarmi. Ma certo, si parlava di emozioni! E allora mi chiedo... se una cartuccia come quella di Super Mario 64 non solo è tecnicamente ineccepibile ma ha rivoluzionato e di tanto la concezione di videogioco, emozionato me e tutti quelli della mia generazione, non capisco come possa non essere un gioco da dieci. La mia valutazione come sempre nasce da gusti personali ma bisogna anche essere obiettivi. Quanti sono i videogames capaci di suscitare delle rivoluzioni? Quanti videogiochi possono avere l’imponenza di un Mario 64? Se uniamo questi tre fattori (tecnica, emozione e innovazione) ci troviamo di fronte a quello che spesso noi maschietti definiamo “la donna con tette ma anche cervello”, voglio dire che definirlo non un gioco da dieci vuol dire non apprezzare una bella e intelligente donna... e penso che il gran capo di donne ne capisca, no? Lo spero almeno! Alla prossima dal vostro Miyamoto San.
Ma allora, cari amici, veniamo a noi: Super Mario 64 è un gioco da dieci? La grafica di alto livello, le musiche epiche e ridondanti, fatte di motivetti allegri e gioiosi, la giocabilità che inaugurò uno standard allora per console (il famoso stick analogico) che faceva fare a Mario i salti più impensabili, per non dire della grande longevità sostenuta dalla difficoltà di completare il gioco prendendo tutte le famigerate centoventi stelle, ancora non basta per far sì che esso sia un gioco da dieci? Ci vuole di più? Ricordiamo l’epoca, cari amici di Dream Roms, e pensate a quel lontano 1996 quando, abituati alla seconda dimensione, venimmo catapultati, grazie ad un solo gioco, nel magico mondo del 3D. Infatti Super Mario 64 fu il primo titolo per console a usufruire di una quasi totale libertà di movimento, per non dire che fu il primo platform che inaugurò questa fortunata serie di videogiochi che sfruttavano la allora nuova dimensione. Per noi ragazzi, vedere Mario eseguire capriole a trecentosessanta gradi, destreggiarsi in salti epici e altro ancora fu una tale meraviglia che risulta ancora oggi secondo me imbattuto come innovazione per console (forse pari all’avvento del Nintendo Wii); vagare per mondi tridimensionali che sotituirono e affossarono (almeno per qualche anno) le due dimensioni fu qualcosa di decisamente nuovo! E se questo non basta per far sì che questo gioco non meriti il dieci non so a che cosa appellarmi. Ma certo, si parlava di emozioni! E allora mi chiedo... se una cartuccia come quella di Super Mario 64 non solo è tecnicamente ineccepibile ma ha rivoluzionato e di tanto la concezione di videogioco, emozionato me e tutti quelli della mia generazione, non capisco come possa non essere un gioco da dieci. La mia valutazione come sempre nasce da gusti personali ma bisogna anche essere obiettivi. Quanti sono i videogames capaci di suscitare delle rivoluzioni? Quanti videogiochi possono avere l’imponenza di un Mario 64? Se uniamo questi tre fattori (tecnica, emozione e innovazione) ci troviamo di fronte a quello che spesso noi maschietti definiamo “la donna con tette ma anche cervello”, voglio dire che definirlo non un gioco da dieci vuol dire non apprezzare una bella e intelligente donna... e penso che il gran capo di donne ne capisca, no? Lo spero almeno! Alla prossima dal vostro Miyamoto San.
By Miyamoto San